Bergoro e la sua Storia
La storia di Bergoro dai documenti storici.
La Chiesa di San Giovanni Battista
Tratto dal libretto celebrativo edito in occasione del 350°anniversario della Parrocchia San Giovanni Battista di Bergoro
Bergoro
e la sua Storia (*)
sec. VIII-XIV
Il nome Bergoro deriva dalla radice germanica “berga”, che significa “stanziamento”. Il suo nome è legato , nella leggenda e nelle tradizioni piu’ antiche, alla “fontana” e al personaggio della monaca Manigunda, la fondatrice del Monastero di S.Maria Assunta di Cairate. La fonte di Bergoro, sita a mezza costa sulla strada che scende in Valle, è menzionata fin dal 742 d.c. e pare che Anastasio, Vescovo di Pavia, la frequentasse e che la nobile monaca longobarda sarebbe guarita da malattia dopo aver bevuto l’acqua purissima che sgorga dalla roccia. Avrebbe dunque deciso di stabilirsi in questa zona, fondando il Monastero di S.Maria Assunta a Cairate.
(*) Documenti raccolti in rete a cura di Paolo Macchi
Presunto atto di fondazione del monastero di Cairate , redatto nel 737
+ In Christi nomine. regnante domno nostro Liuprando et Eldeprando nostri exellentissimi regibus, anno eorum vigesimo sexto et tertio, mense iulias, indictione quinta; feliciter. Ego Manigunda per Dei misericordia Dei ancilla et ueste monialis induta sum, qui uisa sum uiuere lege Longobardorum, presens presentibus dixi: Dominus homnipotens ac redemptor noster anima, quas condidit, ad studium salutis semper inuitat. Et ideo ego que supra Manigunda uolo et iudico pro amore domini mei Iesu Christi et eius genitricis Uirginis Marie facere monasterio in suis proprietatibus in loco Cariade iusta fluuio Olona, comitatum Sepriense, et ibi ad ipso monasterio uolo facere pro amore domini mei Iesu Christi et eiusdem Uirginis Marie et anime mee uel quondam genitori et genitricis mee atque aliorum parentorum meorum remedium, ad ipso monasterio, casis, curtis, sediminas et omnibus rebus, territoriis et familiis iuris mei quibus abere uisa sum in eodem uigo et fundo Cariade uel in eis territorias aut ubi ubi per alias locis infra ipsum regnum Italicum habere uisa sum. et iterum uolo et iudico illas monachas, qui in ipso monasterio
Longobardorum Acta – Copia mbr. del sec. XII, archivio di Stato in Milano
In nome di Cristo. Regnando il nostro signore Liutprando e Aldeprando, nostri eccellentissimi re, nel loro ventiseiesimo e terzo anno, nel mese di luglio, quinta indizione; felicemente. Io, Manigunda, per la misericordia di Dio, ancella di Dio e vestita con l’abito monacale, che sono vista vivere secondo la legge dei Longobardi, presente ai presenti ho detto: Il Signore onnipotente e nostro redentore invita sempre le anime che ha creato allo studio della salvezza. E quindi io, la suddetta Manigunda, voglio e giudico per amore del mio Signore Gesù Cristo e della sua genitrice, la Vergine Maria, di fare un monastero nelle sue proprietà nel luogo di Cairate, vicino al fiume Olona, nella contea di Seprio, e lì in quel monastero voglio fare per amore del mio Signore Gesù Cristo e della stessa Vergine Maria e per la mia anima e per il rimedio dell’anima del mio defunto padre e madre e degli altri miei parenti, al monastero stesso, case, corti, terreni e tutte le cose, territori e famiglie di mio diritto che sono vista possedere nello stesso villaggio e fondo di Cairate o in quei territori o ovunque in altri luoghi all’interno del regno italico che sono vista possedere. E ancora voglio e giudico quelle monache, che in quel monastero”
1346 – La chiesa di San Materno si trovava in eminentiori loco vallis, cioè nel luogo più elevato rispetto alla valle.
La località della pieve di Olgiate Olona citata come Bergaro negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Rho (Compartizione delle fagie 1346).
Parrocchia della diocesi di Milano. La “capella” di San Giovanni è citata nel 1398 tra quelle del plebato di Olgiate Olona (Notitia cleri 1398 L’originale si trova alla Biblioteca Capitolare del Duomo ed e’ un pezzo unico di valore inestimabile, peraltro leggibilissimo; si possono fotografare singole pagine.).
1450 Il documento di Francesco Sforza precisa Bergoro come originariamente distinto da Fagnano come emerge da questa missiva del 1450 (Registro n. 2, missiva 95), in cui il 1450 agosto 14 a Lodi
Francesco Sforza ordina che per riguardo a Filippo Visconti non si permette il passaggio di militari nelle località di Gorla Maggiore, Cairate e Bergoro.
Nobiles dilecti nostri, ad contemplacione del spectabel affine nostro misser Filipo Visconte siamo contenti et volemo che alli lochi et ville de Gorla Magiore, Cayrà et Bergera non gli lassati stare né allogiare soldato veruno delli nostri, così da pede como da cavalo, per finché havereti da noy altro in contrario.
Laude, die xiiii augusti 1450.
Iohannes. Capitaneo (1) et commissario Seprii (2)
(1) Identificato come Giovanni Antonio Raimondi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 201).
(2) Non identificato (la carica non è segnalata da SANTORO, Gli uffici).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVII secolo Bergoro risultava ancora tra le comunità censite nella medesima pieve (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cartt. 35-36).
nel XVI secolo era identificata come rettoria (Liber seminarii 1564).
La parrocchia di San Giovanni Battista fu istituita nel giugno 1647 (Palestra 1977).
Nel secolo XVII la comunità pagava separatamente la sua porzione di sale, ammontante a 24 staia (Oppizzone 1634).
Nel 1668 per sentenza magistrale fu stabilita l’aggregazione di Bergoro al comune di Fagnano, confermata successivamente dal senato di Milano. Da quel tempo in avanti Fagnano con Bergoro vennero considerati come una comunità sola (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3073, fasc. 6). Nel Catasto detto teresiano la mappa di I stazione di Fagnano, misurata dal geometra Andrea Tentorio dal 15 dicembre 1721 al 23 marzo 1722, considerò Bergoro ormai aggregato a Fagnano (Area virtuale, MUT 58).
Nel 1753, durante la visita dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli nella pieve di Busto Arsizio, il numero dei parrocchiani era di 210 di cui 150 comunicati. Entro i confini della parrocchia di Bergoro esisteva l’oratorio di San Rocco (Visita Pozzobonelli, Pieve di Busto Arsizio).
Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano, la cura di San Giovanni Battista di Fagnano con Bergoro possedeva fondi per 230.20 pertiche; il numero delle anime, conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era di 301 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781). Nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano, la rendita netta della parrocchia di Bergoro assommava a lire 983.6.9; la nomina del titolare del beneficio spettava all’ordinario (Tabella parrocchie diocesi di Milano, 1781).
1757
“Secondo le risposte ai 45 quesiti del 1751 della II giunta del censimento, il territorio aveva tre feudatari, cioè il conte Giovanni Prospero Visconti, il conte Giovanni Antonio Visconti Borromeo e Antonio Visconti, ai quali la comunità non effettuava pagamenti.
La giustizia era amministrata dal podestà feudale, all’epoca Ambrogio Gattone, a cui la comunità non pagava alcun salario. Il console prestava il giuramento sia alla banca del vicario del Seprio che a quella del podestà feudale.
Fagnano aveva sotto di sé anche il comune di Bergoro, secondo l’aggregazione stabilita per sentenza magistrale del 1668 e confermata successivamente dal senato di Milano. Da quel momento Fagnano e Bergoro erano stati considerati una sola comunità, che all’epoca contava 1400 anime collettabili e non collettabili, e la divisione dei carichi fiscali veniva effettuata senza alcuna separazione. L’aggregazione di Bergoro a Fagnano fu affermata anche nel 1730 dalla giunta del censimento (Aggregazioni di comuni Stato di Milano, 1730).
Il comune era amministrato da tre sindaci rurali, che si chiamavano anche reggenti o deputati e rappresentavano la comunità. Quando era necessario, ad istanza dei sindaci, si indicevano i convocati del popolo nella piazza pubblica, alla presenza del console, preannunciati dal suono della campana. Tali ufficiali, ai quali erano affidate l’amministrazione e la conservazione dello scarno patrimonio comunale, si eleggevano e si sostituivano o si confermavano a piacere della comunità nel pubblico convocato del popolo, cui dovevano intervenire il podestà feudale, o il suo luogotenente, e il cancelliere. L’attività di gestione del comune si svolgeva comunque in accordo con i primi estimati.
La comunità disponeva di un cancelliere residente nel territorio, che si occupava delle pubbliche scritture, le quali erano conservate in una stanza pubblica, situata in Fagnano, che era stata presa in affitto dalla comunità (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3073, vol. D XV, Milano, pieve di Olgiate Olona, fasc. 6).”
Nel compartimento territoriale del 1757 Fagnano con Bergoro risultava far parte della pieve di Olgiate Olona (editto 10 giugno 1757). Il comune venne inserito nel 1786 nella provincia di Gallarate, con le altre località della pieve di Olgiate Olona, a seguito del compartimento territoriale della Lombardia austriaca, che divise il territorio lombardo in otto province (editto 26 settembre 1786 c). Nel 1791 la pieve di Olgiate Olona risultava compresa nel distretto censuario XXX della provincia di Milano. Il cancelliere del distretto risiedeva a Legnano (Compartimento Lombardia, 1791).
1798 – 1815
A seguito della legge 26 marzo 1798 di organizzazione del dipartimento del Verbano (legge 6 germinale anno VI b) il comune di Fagnano con Bergoro venne inserito nel distretto di Legnano. Soppresso il dipartimento del Verbano (legge 15 fruttidoro anno VI c), con la successiva legge 26 settembre 1798 di ripartizione territoriale dei dipartimenti d’Olona, Alto Po, Serio e Mincio (legge 5 vendemmiale anno VII), Fagnano entrò nel distretto di Busto Arsizio, che era stato collocato nel dipartimento dell’Olona. Con il compartimento territoriale del 1801 il comune fu spostato nel distretto IV di Gallarate del dipartimento dell’Olona (legge 23 fiorile anno IX). Nel 1805 il comune di Fagnano venne inserito nel cantone IV, di Legnano del distretto IV di Gallarate nel dipartimento d’Olona. Il comune era di III classe (decreto 8 giugno 1805 a).
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Nel 1805 il comune di Fagnano venne inserito nel cantone IV, di Legnano del distretto IV di Gallarate nel dipartimento d’Olona. Il comune era di III classe (decreto 8 giugno 1805 a). A seguito dell’aggregazione dei comuni del dipartimento d’Olona (decreto 4 novembre 1809 a), in accordo con il piano previsto già nel 1807 e parzialmente rivisto nel biennio successivo (Progetto di concentrazione 1807, Olona), il comune denominativo di Fagnano, comprendente i comuni concentrati di Fagnano ed unito e Gorla Maggiore figurava compreso, con 2353 abitanti complessivi, nel cantone IV di Legnano del distretto IV di Gallarate. Con la successiva concentrazione e unione di comuni nel dipartimento d’Olona (decreto 8 novembre 1811), Fagnano, comune di III classe con 2926 abitanti complessivi, comprendeva gli aggregati di Fagnano, Cairate, Solbiate Olona, nel cantone I di Gallarate del distretto
Nel 1901, all’epoca della prima visita pastorale dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nella pieve di Busto Arsizio, il reddito netto del beneficio parrocchiale assommava a lire 746; il clero era costituito dal parroco. I parrocchiani erano 720; nel territorio parrocchiale esisteva l’oratorio di San Rocco; nella chiesa parrocchiale era eretta la confraternita del Santissimo Sacramento. La parrocchia era di nomina arcivescovile (Visita Ferrari, I, Pieve di Busto Arsizio).
Già compresa nella pieve di Busto Arsizio e nell’omonimo vicariato foraneo, nella regione III della diocesi, con la revisione della struttura territoriale attuata tra il 1971 e il 1972 (decreto 11 marzo 1971, RDMi 1971; Sinodo Colombo 1972, cost. 326) è stata attribuita al decanato di Busto Arsizio nella zona pastorale IV di Rho.
0723-0753,_Absens,_Longobardorum_Acta,_LT.doc 0723-0753,_Absens,_Longobardorum_Acta,_LT.doc
http://www.fagnanoolona.org/load_page.php?name=Storia&elenchi=Itinerario
http://www.valleolona.com/tempolibero/fontana/manigunda.htm
http://www.valleolona.com/storia/quizzone/fagnano.htm
http://www.oeaw.ac.at/gema/lango_urkfalso.htm
http://lettere.unipv.it/~finaz/missive/index.php?page=view_doc&iddoc=RM002-0095&idreg=2&idnum=95&idtop=21&toponimo=Bergoro%20(VA)%20(? )
http://plain.unipv.it/civita/index.php?s=contenuti&page=view_profilo&&id_toponimo=11000026&lettera=F&num_page=&id_profili%5B%5D=11000062
http://plain.unipv.it/civita/index.php?s=contenuti&page=view_profilo&&id_toponimo=11000159& lettera=F&num_page=1&id_profili%5B%5D=11000363
http://www.archiviodeilaghi.net/Fonti.html
La Chiesa di
San Giovanni Battista
Tratto dal libretto celebrativo edito in occasione del 350°anniversario della Parrocchia San Giovanni Battista di Bergoro il 24 giugno 1997, grazie all’impegno e al lavoro svolto da Gianni Garoni.
La prima chiesa di Bergoro era una cappelletta situata all’inizio della via San Rocco, era dedicata a S. Materno. Citata dal Bussero nel suo elenco delle Chiese del 1300, andò poi via via sempre più in rovina finché tra la fine del XV^ secolo e l’inizio del XVI^ secolo venne demolita ed il materiale di recupero fu usato per restaurare la Chiesa di San Giovanni Battista.
Capitolo 1
Tracciare una breve storia della parrocchia di Bergoro non può prescindere dalla storia generale del paese che con la parrocchia è un tutt’uno.
Probabilmente prima dell’anno Mille difficilmente sono reperibili documenti storici che possano definire con precisione la comunità del nostro borgo. D’altra parte il ritrovamento di sepolture romane in valle in territorio di Bergoro, non possono prescindere da un vicino insediamento, tanto più che, a mezza costa, dal lato della Valle Olona di Bergoro-Fagnano pare certo che passasse un’importante strada romana. Inoltre altri indizi ci portano a ritenere che Bergoro esistesse già in epoca molto antica.
La citazione di una “fontana di Bergoro” , le cui acque avevano proprietà particolari, è inequivocabilmente legata alla vicenda della principessa Longobarda Manigunda legata al monastero di Cairate (anno 737).
La stessa etimologia di Bergoro che nel tempo si trova come Berghero, Bergaro, Bergori,contiene in sé una radice “berg” “berga” di chiara origine longobarda.
Decollazione di Giovanni Battista Possiamo quindi immaginare la nostra zona un tempo isolata dalla grande fascia di boschi Maioli e Uboldi a Est e dalla brughiera a Ovest, solcata nel mezzo dal fiume Olona e abitata da primitive popolazioni appartenenti al gruppo ligure.
Sono popoli poveri ancorati alla loro terra con una profonda unità familiare, soprattutto dediti alla difesa, divisi in tribù non organizzate tra loro.
L’invasione celtica del V° secolo a.c. fa si che le tribù che non si assoggettano alla potenza dell’invasore debbano ritirasi in territori isolati e impervi al di fuori delle vie di comunicazione.
Il nostro territorio in generale potrebbe essersi prestato in quel periodo quale rifugio di queste popolazioni che si preservarono fino all’arrivo delle civiltà romana.
(A tale proposito interessanti pubblicazioni documentano queste vicende basandosi su studi etimologici).
L’arrivo dei Romani con la costruzione sul nostro territorio di strade, con l’insediamento di famiglie di ex-legionari a cui vengono assegnate le terre (innumerevoli tracce di centuriazione romana sono state trovate sul territorio) portano la nostra zona ad uscire da quello stato di territorio semi-selvaggio.
Siamo ormai vicini all’arrivo dei Longobardi che, come già detto, hanno avuto un certo legame con il nostro paese.
Proprio congetturando sulla radice del nostro nome si potrebbe infatti pensare Bergoro all’origine come un insediamento longobardo di guerrieri.
Una “Arimannia Longobarda” sorta in prossimità di insediamenti certi di Cairate(Monastero) o Vico Seprio, come primo avamposto di difesa.
Per arrivare invece ad una datazione storica certa dobbiamo aspettare la citazione di Goffredo da Bussero, Canonico di Rovello, che nella sua classificazione delle chiese della diocesi di Milano intorno databile intorno agli anni 1290-1310, raccolta nel “LIBER NOTITIAE SANCTORUM MEDIOLANENSIS” cita testualmente: “Loci Bergori; ecclesiae S.Materni”.
Questa citazione, basilare per la nostra storia, ci porta due elementi di estremo interesse:
-Bergoro è un loco romano, cioè nella classificazione romana degli insediamenti che prevedevano, a scalre, il vicus (città), il pagus (paese) e il locus (luogo), pur nella sua struttura ridotta è già un’entità a sé.
Tradotto in parole moderne, è una località ben precisa e autonoma.
-La chiesa citata non è l’attuale parrocchiale, ma San Materno di cui non esiste più alcuna traccia se non la croce a ricordo posta all’incrocio delle attuali Vie San Rocco e San Giovanni.
Capitolo 2
La parrocchia, come fulcro dell’organizzazione ecclesiale, prende il suo avvio graduale a partire dal IV° secolo fino ad arrivare ad affermarsi parecchi secoli dopo.
Infatti per molti secoli, l’organizzazione ecclesiale si fondò sulla Pieve e sulla chiesa madre o pievana dove c’era il battistero e l’abitazione dei canonici, che giravano per le parrocchie per le funzioni liturgiche senza però risiedervi.
Inoltre, in alcuni luoghi dove la popolazione era molto dispersa nei grandi possedimenti terrieri per cui era difficile anche raggiungere la chiesa pievana o parrocchiale per le funzioni, sorsero numerosi “oratoria privata”( = cappelle private) parte delle quali divennero in seguito parrocchie essi stessi.
Pare che la prima suddivisione in pievi della nostra zona assegnasse il nostro territorio alla pieve del Seprio che aveva in Castelseprio il Battistero e la residenza dei canonici.
Durante la dominazione dei Franchi (sec.IX) si ha il riassetto delle pievi e la loro suddivisione;
Bergoro con tutta la Valle Olona da Cairate a Castellanza , compreso Busto Arsizio, viene assegnato alla pieve di Olgiate Olona e vi resterà fino al 1583 (anno in cui con decreto di San Carlo Borromeo, la pieve viene trasferita a Busto Arsizio).
Al tempo del censimento di Goffredo da Bussero la pieve di Olgiate contava 34 chiese tra parrocchiali e non , fra le quali San Materno a Bergoro.
Decollazione del Battista (part, il cagnetto di Erodiade) Parrocchia di San Giovanni Battista – Bergoro di Fagnano Olona (VA)
Decollazione di Giovanni Battista (il cagnetto di Erodiade, particolare)
Nel tempo però i nuclei abitativi più grossi, tendendo a diventare borghi, cioè comunità rette in proprio, cercarono di dotare la propria chiesa di “benefici” che permettessero la residenza stabile del sacerdote usufruttuario di tali beni.
Cos’ non avviene per la chiesa di San Materno che da qui in poi ha ben poca fortuna se pure resiste fino ai primi del 1600 quando, dai documenti della visita del Cardinale Cesare Monti del 1641,apprendiamo che è stata demolita e il materiale reimpiegato nel restauro della chiesa di San Giovanni Battista.
Per contro già nel 1398 troviamo fra le chiese che versano una contribuzione alla diocesi
( NOTITIAE CLERI MEDIOLANENSIS DE ANO 1398 di M.Magistretti) elencata San Jhoannis de Bergoro.
Con tutta probabilità la spiegazione della decadenza della chiesa di San Materno e per contro il nascere e l’affermarsi della chiesa di San Giovanni Battista sta nel fatto che dal 1306 risulta residente a Bergoro la Famiglia Palazzi, famiglia senz’altro nobile, che lega la sua fortuna alla probabilmente già esistente cappella di San Giovanni Battista portandola al rango di chiesa principale a discapito di San Materno.
Capitolo 3
Se Bergoro sia stato infeudato, cioè se sia stato assegnato quale feudo alla Famiglia Palazzi dalle nostre piccole ricerche non ci è dato di sapere.Di certo il nome di questa nobile famiglia compare in Bergoro per almeno 5 o 6 secoli, sempre con carattere di nobiltà tanto che nel libro dei morti della Parrocchia (forse l’ultima datazione dei Palazzi a Bergoro) troviamo che nel 1738
“ addì 15 marzo:
Sig.P.D. GIUSEPPE PALAZZI è passato da questa a miglior vita doppo aver ricevuti gli S.S. Sacramenti di Penitenza, Euchà ed Estrema Onzione essendo d’anni ottantacinque incirca, e da me P.Pietro Francesco Perazza Curato di Bergoro con altri undici RR Sacerdoti gli è stato fatto il corpo, ed settimo con solennità.”
E’da rilevare come la presenza di ben 12 Sacerdoti alle esequie era senz’altro indice di grande nobiltà (Generalmente le esequie erano eseguite da 2/4 sacerdoti).
La presenza dei Palazzi è stata effettiva ed anche attiva per la nascita della Parrocchia, in quanto nel 1631 essendo stato conferito ai Sigg.ri Palazzi il Jus Patronato della Cappella di S.Gio.Batta (S.Giovanni Battista) di Bergoro, essi la dotarono di beni consistenti in quaranta pertiche di campo e di una casa da massaro con un chioso (orto) annesso di pertiche quattro,ecc. (segue elenco di altri beni!).
Veniva così costituito in questi anni il cosiddetto “Beneficio Parrocchiale” necessario per mantenere un sacerdote fisso presso questa sola Chiesa di S.Giovanni Battista di Bergoro.
Capitolo 4
Fondamentali per le vicende che precedono l’erezione di Bergoro a parrocchia sono gli episcopati dei Borromeo (San Carlo e Federico Borromeo).
Nel 1566 infatti, il visitatore apostolico mandato da San Carlo Borromeo a visitare le parrocchie della diocesi in preparazione della visita pastorale, Padre Leonetto Clavone, trova a Bergoro una situazione non molto florida in quanto la chiesa di San Materno è cadente e la Chiesa di San Giovanni Battista necessita di alcuni interventi di restauro se, come avverrà poi, la si sistemerà con i materiali di recupero derivati dall’abbattimento di San Materno.
Non sono tempi molto favorevoli perché un periodo di carestia, una piena dell’Olona e una epidemia di peste petecchiale si abbatterono negli anni successivi sulla nostra zona. Nel frattempo uno stato d’anime del 1574 ci dà a Bergoro n.141 abitanti.
Nel 1582 viene fatta anche un’inchiesta circa i beni della Cappellania di San Giovanni Battista in Bergoro, forse in vista dello spostamento della pieve o forse già cominciando a sondare per la costituzione del beneficio per la parrocchia. Probabilmente, in questo momento la pieve di Olgiate Olona, un po’ in disgregazione, non aveva più canonici da inviare nelle parrocchie più piccole e periferiche, perché ogni canonico era diventato addetto alla propria cura o parrocchia; a Bergoro officiava pertanto (quando c’era ! – probabilmente molto di rado) un canonico di San Vittore in Milano.
Importanza fondamentale assunse il decreto di San Carlo Borromeo del 4 aprile 1583 che dispone la traslazione della Pieve da Olgiate a Busto Arsizio, centro ormai di massima importanza per la nostra zona e che, grazie al combinarsi di fortuite vicende, finisce per favorire insorgere della Parrocchia di Bergoro.
Infatti durante la visita pastorale del Cardinale Federico Borromeo (1603) gli viene consegnato un memoriale perché si eriga in parrocchia la chiesa di San Giovanni in Bergoro. D’altra parte il Cardinale ribadisce la necessità dell’esecuzione dei lavori che non erano ancora stati completati dalla precedente visita.
Contemporaneamente sempre durante la stessa visita pastorale, il medesimo Cardinale Federico Borromeo ordina i lavori di restauro e rifacimento della Basilica di San Giovanni Battista di Busto Arsizio. Essi iniziano poco dopo, tanto che nel 1609, per la costruzione della Basilica, i Bustesi attingono copiosamente pietra da taglio da una cava posta lungo la riva del fiume Olona presso il villaggio di Bergoro.
Per l’estrazione di tali pietre da cava, che vengono impiegate a Busto per costruire cornici, finestre basi e colonne, la comunità di Bergoro riceve 10 soldi per carro e questi denari sono destinati a restaurare e ornare la Chiesa del villaggio di Bergoro, anch’essa dedicata a San Giovanni Battista.(Durante tali estrazioni vengono alla luce anche sepolture romane che confermano la presenza romana come già accennato).
Probabilmente queste improvvise entrate straordinarie consentono alla comunità che da un altro censimento (1603) era salita a 176 anime di dar corso alla sistemazione della chiesa!
Dal punto di vista amministrativo la comunità era retta dai suoi Consoli e nei comizi trattava le proprie faccende particolari.
Così, nel 1613 poi (siamo già sotto il dominio Spagnolo) i Consoli di Bergoro sono presenti a Busto con i consoli degli altri paesi della Pieve, convocati da Pietro Enriquez, conte de Fuentes, governatore del Ducato di Milano.
Fortunatamente poi, quando nel 1630, il bustese è colpito dalla peste in modo devastante, a Bergoro il morbo forse arriva in scarsa misura tanto che i bergoresi inviano in questo periodo a Busto viveri (uova e granaglie) per aiutare la popolazione del Borgo, avendone, probabilmente poi merito quando, dovendo chiedere la parrocchia, avrà bisogno dell’appoggio e della benevolenza del clero bustese (Prevosto) nei confronti dell’arcivescovo per avere la sospirata autorizzazione.
Finalmente con decreto del 1° giugno 1647 dellArcivescovo Cesare Monti, nel frattempo succeduto al Cardinal Federico Borromeo, l’aspirazione di Bergoro ad essere parrocchia viene coronato da successo….
Parroci succedutisi a Bergoro dal 1647
Erezione Parrocchia di Bergoro (1647)
Sac. Borsano Giacomo 1647 – 1652
Sac. Chiesa Carlo Francesco 1652 – 1680
Sac. Crivelli Bernardino 1680 – 1730
Sac. Petazza Piero Francesco 1730 – 1772
Sac. Bossi Paolo Antonio 1772 – 1793
Sac. Crosti Pietro 1794 – 1806
Sac. Rainoldi Luigi 1807 – 1817
Sac. Zazzi Andrea 1819 – 1862
Sac. Sironi Gioacchino 1862 – 1863
Sac. Pasta Carlo – Vicario Spirituale 1863 – 1868
Sac. Bellati Luigi 1868 – 1885
Sac. Giani Luigi 1885 – 1909
Sac. Giudici Giovanni 1909 – 1941
Sac. Nidasio Ambrogio 1941 – 1977
Sac. Mascheroni Mario 1977 – 2004
Sac. Quero Michele 2004 – 2008
Sac. Basilio Giorgio Parroco della Comunità Pastorale Madonna della Selva 2008 – 2011
Sac. Morlacchi Reginaldo Parroco della Comunità Pastorale Madonna della Selva 2011 –
Vescovi succedutisi in Diocesi di Milano dal 1647
S.E. Cesare Monti 632 – 1650
S.E. Alfonso Litta 652 – 1679
S.E. Federico Visconti 1681 – 1693
S.E. Federico Caccia 1693 – 1699
S.E. Giuseppe Archinti 1699 – 1712
S.E. Benedetto Erba Odescalchi 1712 – 1737
S.E. Carlo Gaetano Stampa 737 – 1742
S.E. Giuseppe Pozzobonelli 1743 – 1783
S.E. Filippo Visconti 1783 – 1801
S.E. Giovanni Battista Montecuccoli Caparra 1802 – 1810
S.E. Carlo Gaetano Gaisruck 1818 – 1846
S.E. Bartolomeo Romilli 1847 – 1859
S.E. Paolo Angelo Ballerini 1859 – 1867
S.E. Luigi Nazari di Calabiana 1867 – 1893
S.E. Andrea Carlo Ferrari 1894 – 1921
S.E. Achille Ratti 1921 – 1922
S.E. Eugenio Tosi 1922 – 1929
S.E. Alfredo Ildefonso Schuster 1929 – 1954
S.E. Giovanni Battista Montini 1954 – 1963
S.E. Giovanni Colombo 1963 – 1979
S.E. Carlo Maria Martini 1979 – 2002
S.E. Dionigi Tettamanzi Card. Tettamanzi 2002 –2011
S.E. Angelo Scola Card. Scola 2011 –